PDL Borraccino su interruzione di gravidanza: “Si vuole risolvere un problema che non c’è”

I numeri dimostrano che i medici obiettori di coscienza non costituiscono un impedimento all’applicazione della 194. Il Forum delle associazioni familiari pugliesi: «Piuttosto si prevedano politiche contro la denatalità e a favore della maternità consapevole»

Tornerà domani in III commissione consiliare (Servizi sociali) la proposta di Legge Borraccino sulle “Norme in materia di concreta attuazione in Puglia della legge 194/78”.

La sua formulazione nasce da una presunta mancanza di personale ginecologico pugliese non obiettore di coscienza e quindi disponibile a praticare l’interruzione volontaria di gravidanza. Al fine di assicurare sul territorio tale prestazione sanitaria, la pdl prevede dunque la possibilità di indire concorsi  riservati a personale sanitario non obiettore, creando così un requisito preferenziale per l’accesso, malgrado la sentenza del Tar Puglia (n. 3477 del settembre 2010), che annullava il Dgr 735/2010 con cui la Regione Puglia prevedeva il ricollocamento del personale obiettore presente nei consultori familiari  e l’integrazione delle equipe esclusivamente con non obiettori.

Ma la questione più evidente è che – dati alla mano – il problema non sussiste. Dalla Relazione del Ministro della Salute sullo stato di attuazione della 194, relativa al biennio 2014-2015, non emergono criticità nella somministrazione dei servizi di Ivg in Puglia. A livello nazionale e regionale «esse vengono effettuate nel 59.6% delle strutture disponibili – si legge testualmente -, con una copertura adeguata». La Puglia, inoltre, terza regione italiana per tasso di abortività, quella in cui si abortisce più velocemente e in cui è più alto il tasso d recidive (cfr. il testo dell’audizione del Forum dello scorso 22 giugno in III commissione).

L’unica “concessione” ottenuta nella rivisitata versione della proposta Borraccino introduce una Relazione annuale sullo stato di attuazione della legge 194. Ma si tratta di un’aggiunta parziale. È fondamentale specificare i contenuti e gli obiettivi della relazione, la cui finalità dovrebbe essere approfondire e portare a conoscenza della comunità le cause che inducono le donne pugliesi a ricorrere all’Ivg, al fine di predisporre adeguate politiche preventive.

Sembra davvero assurdo che, a ormai 40 anni dalla 194,e di fronte a una drammatica denatalità, le cui cause sono innanzitutto economiche e sociali, ci si limiti ad affrontare il problema in termini, in definitiva, ideologici, anziché considerare l’ampio campo della prevenzione delle Ivg – così come previsto dalla stessa legge – e del sostegno alla maternità, azione sempre più urgente e richiesta dalle famiglie pugliesi.

Il Forum delle associazioni familiari di Puglia

Medicina e Persona Puglia

Bari è omofoba? Sicuramente è una città dove se nasce un bambino la sua famiglia rischia la povertà

Come si stabiliscono le priorità di spesa delle risorse pubbliche?

Lettera aperta al Sindaco De Caro, alla Giunta e al Consiglio Comunale

A Bari qualcuno ritiene che l’omofobia e la transfobia abbiano raggiunto livelli tali da rendere necessaria da parte del Comune l’erogazione di un progetto di “Formazione per il superamento delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere”, destinato ai dipendenti comunali nell’ambito della loro formazione obbligatoria, come spiegato durante la conferenza stampa di presentazione dell’11 luglio scorso.

1. Come mai è stato scelto questo argomento per la formazione obbligatoria delle maestre? E come mai è stato individuato e definito dal Comune, anziché, come di solito accade, in base alle richieste degli educatori interessati?

Da quanto si sa, il percorso formativo fa seguito ad una “Indagine sulle opinioni in materia di Omofobia e di Transfobia” somministrata ai dipendenti del Comune di Bari, su proposta del Tavolo tecnico LGBTQI.

Le Associazioni del Tavolo hanno contribuito ad individuare il gruppo di lavoro “che ha elaborato il questionario per l’indagine, e successivamente ha redatto il progetto formativo per i Dipendenti comunali ed è attualmente impegnata nella realizzazione del progetto”.

In realtà, dall’indagine preliminare al progetto – di durata triennale e finanziato dalle Casse comunali -, non sembrerebbe che la maggior parte dei dipendenti comunali baresi partecipanti alla ricerca manifesti vissuti o comportamenti ostili alle persone omo o transessuali.

Sono poi da considerare anche i dati dell’“Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori” istituito presso il Dipartimento di Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno, che monitora tutte le segnalazioni di presunti reati a sfondo discriminatorio (per motivi etnici, razziali, per convinzioni religiose, orientamento sessuale, identità di genere, disabilità, età, lingua); all’Oscad, nei suoi primi tre anni di attività, sono pervenute solo 83 segnalazioni di discriminazioni basate sull’orientamento sessuale, da tutta Italia.

Alla luce di questi dati, in tempi di estrema penuria di risorse economiche per i comuni italiani, è davvero prioritario usare denaro pubblico per la realizzazione di questi progetti? Ci chiediamo: quanto costa nel complesso il progetto formativo? Come è stato appaltato? C’è stata una gara d’appalto? O sono state fatte assegnazioni dirette? Come e perché?

2.Secondo il Comune di Bari, “questo percorso ha l’obiettivo di “decostruire stereotipi e pregiudizi nell’ottica del superamento delle discriminazioni basate sull’identità di genere e sull’orientamento sessuale nei contesti lavorativi, (…)”. Il percorso formativo, elaborato ed erogato dall’Università di Bari, è attualmente proposto alle 80 insegnanti degli asili nido e delle scuole dell’infanzia comunali.

E allora ci sarà omofobia nelle scuole? Vediamo… Una recentissima ricerca-azione condotta su ragazze e ragazzi in otto scuole secondarie inferiori e superiori baresi, svolta da esperti dell’Università di Bari nel corso dell’anno scolastico 2016-2017, nel contesto di un progetto di educazione al rispetto delle differenze finanziato dall’UNAR, ha messo in evidenza l’assenza di atteggiamenti e mentalità omofobici fra i ragazzi baresi che hanno partecipato al progetto e la tendenza dei ragazzi stessi ad assimilare credenze e comportamenti vissuti in famiglia.

Ma forse questi sono già giovani, il problema sarà tra i piccoli…

In una nota del Comune di Bari, il responsabile del progetto dichiara: “Un modulo importante del percorso riguarda l’acquisizione di competenze per la gestione adeguata dei processi educativi, modulo che interessa soprattutto le/gli insegnanti e le/gli educatrici/tori dell’infanzia, per comprendere come si possa educare ad una cultura delle differenze, attraverso cui abbattere pregiudizi e stereotipi omotransfobici”.

Secondo quanto previsto dalla Legge sulla Buona Scuola, dalle circolari esplicative del MIUR, e dichiarato dalla stessa Ministra Fedeli ai Genitori del FONAGS, sarebbe preoccupante affidare esclusivamente a chi opera negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia comunali baresi il compito di accompagnare alla scoperta della sessualità i piccolissimi bambini e le piccolissime bambine ad essi affidati, senza il fondamentale coinvolgimento dei genitori a cui la Costituzione (art. 30) e tutti i documenti ministeriali riconoscono la primaria responsabilità educativa nei confronti dei propri figli.

Suggeriamo pertanto al Comune di sostenere il compito educativo dei genitori, senza sostituirsi ad essi, tanto più nell’affronto di temi così fondamentali, aiutando semmai la costruzione di alleanze virtuose fra scuola e famiglia

3.Nella prefazione al libretto con cui Comune ed Università di Bari presentano i risultati della Indagine, il Sindaco De Caro fa una affermazione importante: “Il Tavolo LGBTQI (…) rappresenta uno dei percorsi di democrazia partecipata più qualificante della Città di Bari, che in questi anni ha permesso all’amministrazione comunale di individuare i temi LGBTQI su cui indirizzare le proprie politiche in sinergia con gli uffici amministrativi per raggiungere gli obiettivi individuati in ordine di priorità”.

Ci permettiamo di ricordare al Sindaco di Bari, nonché Presidente di ANCI, che è vigente un Protocollo d’intesa fra Comune di Bari e Forum delle Associazioni Familiari di Puglia, sottoscritto dall’Amministrazione Emiliano , ma cogente anche per questa Amministrazione , per la individuazione e l’attuazione di politiche familiari concertate.

Come mai non si dà ad esso concreta attuazione? Perché non ci si interroga su questi temi ? Come si stabiliscono le priorità di spesa delle risorse pubbliche? Non è priorità da affrontare il fatto che attualmente la nascita di un bambino in più rischi di far precipitare la sua famiglia sotto la soglia di povertà (Istat, luglio 2017)? Non lo è a Bari, come in tutta Italia?

Chiediamo al Sindaco, alla Giunta ed al Consiglio Comunale un Tavolo di lavoro per concertare le misure di politica familiare davvero prioritarie per la nostra Città.

Il Forum delle Associazioni Familiari di Puglia

Aborto in Puglia e legge 194. “Si applichi la parte preventiva, vista la gravissima denatalità che affligge la nostra Regione”

L’intervento del “Forum” alla vigilia dei lavori della terza Commissione consiliaredella Regione Puglia di domani, sulla Proposta di Legge “Borraccino”
In riferimento alla Proposta di Legge “Borraccino” relativo alla attuazione della legge 194/78 in Puglia, in discussione in Terza Commissione Consiliare giovedì 8 giugno 2017, il Forum delle Associazioni Familiari di Puglia desidera proporre alcuni dati ed alcune considerazioni.
In Italia l’accesso ai servizi di IVG è garantita dalla legge e dalla prassi.
La relazione annuale del dicembre 2016 del Ministero della Salute sullo stato di attuazione della legge 194/78 documenta che: “Riguardo l’esercizio dell’obiezione di coscienza e l’accesso ai servizi IVG, si conferma quanto osservato nelle precedenti relazioni al Parlamento: su base regionale e, per quanto riguarda i carichi di lavoro per ciascun ginecologo non obiettore, anche su base sub-regionale, non emergono criticità nei servizi di IVG. In particolare, emerge che le IVG vengono effettuate nel 59.6% delle strutture disponibili, con una copertura adeguata, tranne che in Campania, Molise e P.A. Bolzano”.
Dalla stessa Relazione emerge chiaramente che non esiste neanche il problema dei medici obiettori di coscienza, tanto che leggiamo testualmente che “a livello nazionale l’11% dei ginecologi non obiettori è assegnato ad altri servizi e non a quello IVG, cioè non effettua IVG pur non avvalendosi del diritto all’obiezione di coscienza. Si tratta di una quota rilevata in 46 strutture di undici regioni”, tra cui proprio la Puglia.
Ed in Puglia, qual è l’effettivo carico di lavoro dei ginecologi non obiettori?
Nel 2014, una rilevazione ad hoc per ASL ha valutato il carico di lavoro settimanale per ginecologo non obiettore, considerando 44 settimane lavorative/anno in non più di 3.5 interruzioni di gravidanza, intervento il cui espletamento, secondo l’OMS, non richiede più di 10 minuti. (cfr pag. 49 Relazione 2016).
E’ evidente quindi che eventuali criticità possono essere risolte mediante l’istituto della mobilità, non essendovi quindi nessuna ragione per ricorrere a bandi di concorso riservati a ginecologi non obiettori, la cui illiceità è stata anche dichiarata dalla sentenza del a TAR Puglia n. 3477/2010.
D’altro canto, quanto aspettano le donne pugliesi per eseguire l’intervento richiesto? La maggior parte di esse, il 76.6% attende fino ad un massimo di 14 giorni fra il rilascio del documento previsto dalla legge e l’espletamento dell’interruzione di gravidanza: siamo la Regione più veloce d’Italia, dopo Molise e Basilicata che però hanno numeri decisamente più contenuti dei nostri. Il 55.9% degli interventi abortivi pugliesi avviene non oltre l’ottava settimana di amenorrea. Infine, dall’analisi dei dati della Relazione ministeriale riferiti al 2015 risulta chiaro che a fronte di 2876 donne che hanno richiesto l’interruzione volontaria di gravidanza presso i consultori pugliesi, ben 2573 hanno proceduto con l’aborto, con una percentuale del 90%.
Alla luce di questi dati, abbiamo davvero necessità di leggi regionali che prevedano concorsi riservati a personale medico non obiettore?
Ci sembra che invece l’urgenza pugliese sia quella di una applicazione integrale della legge 194, con particolare attenzione alla sua parte preventiva, anche in considerazione della gravissima denatalità che affligge la nostra regione, terz’ultima in Italia per natalità, con conseguenze che si rivelano sempre più importanti sulla sostenibilità di welfare, assistenza, previdenza e ripresa economica
In Puglia, negli ultimi 20 anni, abbiamo avuto un calo medio di nascite di 9000 bambini l’anno: tanti quanti quelli abortiti annualmente.
L’osservazione della realtà abortiva e natale pugliese pone una domanda fondamentale in ordine alle “Norme in materia di concreta attuazione in Puglia della legge n.194/78”: quali sono le politiche attive della Regione Puglia miranti a prevenire le interruzioni volontarie della gravidanza, in attuazione degli artt.2 e 5 della legge 194?
E’ urgente operare per tutelare anche il diritto di divenire madre della donna in difficoltà, ma desiderosa di portare a termine la sua gravidanza.
Ci sono numerosi interventi da attuare in questa direzione. Il Forum ne ha indicati alcuni nella Lettera aperta che aveva indirizzato ai componenti il Consiglio e la Giunta regionale nel dicembre scorso.

Lettera aperta ai componenti la Giunta ed il Consiglio regionale pugliesi


Parliamone. Senza ideologie né paraocchi.
Il Forum delle Associazioni Familiari di Puglia

A Lecce un incontro sul “Manifesto” per le prossime amministrative

Un invito ai candidati alle prossime amministrative di Lecce e dei comuni del Salento, con la richiesta di sottoscrivere una “Carta di impegno per la famiglia” per “aprire sempre più l’azione politica e amministrativa a una visione innovativa, che miri a sostenere i bambini, i giovani, le persone disabili, gli anziani, partendo dalla cura e dalla valorizzazione del sistema-famiglia”.E’ l’iniziativa del Forum delle Associazioni Familiari della Provincia di Lecce, che propone ai candidati alla prossima tornata elettorale dell’11 giugno la sottoscrizione di alcuni impegni; perché, spiegano dal Forum, “in ‘chiave familiare’ molti problemi della comunità si possono affrontare con maggiore incisività di quanto si possa ottenere considerandoli isolatamente”.

L’appuntamento è previsto per domani, 25 maggio 2017, dalle ore 18:00 alle ore 20:00 presso le Officine Cantelmo di Lecce. Sia i candidati alla carica di sindaco che quelli alla carica di consigliere alle prossime elezioni potranno esprimere le loro idee; ma soprattutto, spiega la presidente del Forum Provinciale di Lecce, Maria Assunta Corsini, “potranno esprimere tre opzioni d’impegno all’interno di diverse alternative, che vanno dall’adozione di Politiche tariffarie più eque, a tempi di lavoro che consentano alla coppia, con particolare riguardo per la donna, una più agevole conciliazione con gli impegni familiari, al sostegno alla genitorialità, solo per citarne alcuni”.

“Come sempre il Forum – continua la presidente Corsini – afferma l’importanza della soggettività politica delle famiglie, che, consapevoli del proprio cruciale ruolo di reale motore della società in tutte le sue espressioni, chiedono ai candidati di ogni schieramento di rivolgere i propri programmi elettorali non al singolo cittadino inteso come individuo avulso da un contesto familiare, ma alla famiglia nel suo insieme, vista appunto come soggetto e interlocutore politico”.

Un impegno che viene da lontano, quello del Forum, che ad ogni tornata elettorale propone l’adesione ad alcuni impegni concreti per la vita delle persone. “Gentile candidato – si legge nella Carta – il giorno in cui sarai eletto verrai a contatto con tutte quelle famiglie della tua città che quotidianamente sono costrette a fare i conti con i problemi della casa, dei figli da inserire in servizi all’infanzia assenti o carenti, o giovani coppie che hanno voglia di un progetto insieme, ma con mille ostacoli da superare. Non solo dovrai dare loro speranza, ma la certezza che la tua amministrazione non li lascerà soli, e li sosterrà con servizi adeguati”.

Nello specifico, ai candidati viene chiesto di aderire alla Carta scegliendo di prendere a cuore una o più aree di intervento, quali politiche tariffarie, casa e spazi urbani, tempi del lavoro e tempi per la famiglia, lavoro per i giovani, famiglia e disabilità, sostegno alla genitorialità, servizi di cura, auto-aiuto e aiuto tra famiglie e integrazione delle famiglie immigrate.

“Un sindaco/consigliere realista – recita ancora la Carta – è attento alle necessità dei cittadini che deve amministrare, e sa che deve scegliere le priorità con concretezza, dando il suo contributo per migliorare non solo il proprio territorio, ma tutta la società italiana”.

I candidati potranno firmare la “Carta” anche nei giorni successivi, rivolgendosi alla segreteria organizzativa del Forum al 3388485668. I nomi dei firmatari saranno pubblicati sul sito del Forum regionale delle Associazioni familiari di Puglia, raggiungibile all’indirizzo www.forumfamigliepuglia.org.