Mag 4, 2015 | Notizie
Un incontro aperto a tutti: adolescenti, giovani, fidanzati, coppie di genitori, anziani, separati, ecc… Insieme rifletteranno sul tema “Il ciclo vitale della famiglia”, con la dott.ssa Ivana Siena del Centro di Psicoterapia della Famiglia di Pescara.
Appuntamento per il 7 maggio dalle ore 19,45 alle ore 21,00 presso la sede dell’Associazione A.Di.Fa., Associazione di Famiglie per i Diritti della Famiglia, a Foggia, in viale Francia, 34/A.
Dopo questo incontro inizieranno dei percorsi specifici per: adolescenti, giovani e fidanzati: emotività, affettività, sessualità; genitori: il rapporto di coppia e le dinamiche genitoriali; anziani: la senilità e le sue risorse; separati: come ricominciare dopo una separazione.
Il ciclo vitale della famiglia studia lo sviluppo della famiglia nel tempo attraverso l’individuazione di specifiche fasi o stadi evolutivi: Creazione della coppia; Famiglia con il bambino; Famiglia con il bambino adolescente; Famiglia con figlio adulto; Famiglia in età anziana.
La vita della famiglia è caratterizzata da un percorso ritmato, scandito dai passaggi da uno stadio all’altro (transizioni familiari). Ogni stadio vede i singoli membri familiari coinvolti in relazioni diverse, su livelli diversi e con compiti di sviluppo diversi. Il passaggio da uno stadio all’altro nel ciclo di vita della famiglia viene favorito, ma non necessariamente determinato, dagli eventi critici attesi(nascita, matrimonio) o inattesi (divorzio, malattia, morte…).
Apr 30, 2015 | Notizie
“Ci rendiamo conto della difficoltà di fare politica in questo Paese, ma non possiamo lasciare stare le questioni che riguardano la famiglia, che dev’essere un soggetto da proteggere e da sostenere”. Così il presidente nazionale del Forum delle Associazioni Familiari, Francesco Belletti, che il 29 aprile scorso, alla Biblioteca “Ricchetti” di Bari, ha aperto il confronto con i candidati a Governatore di Puglia organizzato dal Forum regionale. “La nostra è una posizione di realismo – ha detto Belletti -. Abbiamo una vertenza famiglia che dev’essere sulle scrivanie di chiunque si occupi di territorio”.
“Sempre di più – ha spiegato – il livello regionale è importante per la famiglia”; ecco perché non può cadere nel nulla la richiesta di “un piano sanitario dentro cui ripensare il ruolo dei consultori, un piano per la conciliazione e l’armonizzazione famiglia-lavoro”. “Ci sono strategie – ha detto – che si devono mettere in piedi anche in tempi di crisi”, per esempio, “rinnovando un patto famiglia-impresa”, oppure sostenendo “la libertà di educazione” e “rivedendo il concetto di equità fiscale”.
“Quanto i servizi sono in grado di sostenere la coppia e la famiglia?”, si è chiesto Belletti. Oppure, “c’è un progetto di protezione della vita umana dal concepimento fino alla morte naturale? Ci sono tasse e tariffe che possono essere amichevoli nei confronti delle famiglie?”, tra le domande del Presidente nazionale del Forum. Ecco perché, ha chiesto con forza Belletti, “un sistema territoriale deve fare le sue scelte”, perché siamo al paradosso che “basta fare un figlio in più per diventare poveri”.
Nell’occasione è stato presentato il Manifesto predisposto dalle associazioni familiari, “per una regione a misura di famiglia”. E’ stato chiesto soprattutto che “le politiche familiari entrino a pieno diritto nel dibattito politico”, insieme ad una “serie di interventi mirati, tendenti al benessere delle famiglie, all’equità sociale ed alla crescita economica della comunità regionale”. C’è bisogno, si è detto, di favorire “politiche per la promozione di un’alleanza locale per la famiglia, con una concreta attuazione dei distretti famiglia”, con un “nuovo fisco, ticket sanitari e tariffe modulate a seconda dei carichi familiari, politiche per la natalità e di tutela della gravidanza, sviluppo di un welfare generativo, conciliazione famiglia-lavoro”.
“Sul tema della famiglia, spesso, il Paese appare il luogo della sordità – ha detto il candidato presidente del centrosinistra Michele Emiliano -. Un interesse vero verso questi obiettivi non si è mai visto, mentre le famiglie hanno bisogno di lavoro, servizi, trasporti efficienti, di luoghi per i bambini”. Secondo la candidata cinquestelle, Antonella Laricchia, la famiglia, “meriterebbe finanziamenti che spesso vengono spesi in costi della politica”. “A mio parere – ha detto – la soluzione ad una crisi che non è solo economica è nel senso di comunità e la famiglia rappresenta la soluzione al problema”. Per Francesco Schittulli, candidato del centrodestra, invece, “la famiglia è un luogo da promuovere e sostenere, attraverso leggi che esaltino il primo luogo dove si va a formare l’uomo di domani”. Soprattutto perché “genitori e nonni sono gli ammortizzatori sociali per i giovani”, soprattutto in Puglia, dove c’è il “59 per cento di disoccupazione giovanile”. Assenti all’incontro Adriana Poli Bortone, candidata forzista, convocata d’urgenza ad Arcore, e Michele Rizzi, di alternativa comunista, che hanno inviato un messaggio.
I candidati presenti hanno sottoscritto il manifesto e lo hanno fatto proprio, inserendolo nei contenuti della loro campagna elettorale. Solo Michele Emiliano non ha sottoscritto la parte relativa alla questione del gender delle scuole, in cui il Forum chiede “di garantire ai genitori di valutare programmi, progetti e percorsi formativi offerti ai propri figli e, non ultimo, per evitare che lo “Stato Pedagogo” imponga non solo regole, ma anche ideologie (vedi gender) da diffondere attraverso la scuola”.
“Non consideriamo la famiglia una realtà residuale”, ha chiesto Lodovica Carli, Presidente pugliese del Forum delle Associazioni Familiari, che ha chiesto “un tavolo permanente” al prossimo governo regionale. Perché la famiglia “continua ad essere il nucleo di coesione fondamentale della nostra società ed oggi può continuare ad essere motore di sviluppo sociale”. “Bisogna aiutare il contesto delle relazioni familiari e il contesto della famiglia – ha continuato -. Vorremmo si creasse una forza trasversale family friendly e vorremmo che la voce delle Associazioni fosse ascoltata di più perché affrontare questi temi vuol dire dare sviluppo al territorio”.
Apr 27, 2015 | Notizie
Le istanze delle Associazioni nel “manifesto” del Forum.
Nel “Manifesto per una Regione a misura di famiglia” le proposte per rimettere al centro le politiche familiari.
Se ne discuterà mercoledì prossimo a Bari con i candidati a Governatore di Puglia.
“É tempo che la famiglia sia riconosciuta pienamente come luogo fondamentale per lo sviluppo del territorio, sia dal punto di vista della ripresa economica, sia della produzione del capitale sociale”. Ne è convinta Lodovica Carli, Presidente regionale del Forum delle Associazioni Familiari di Puglia.
“É tempo di una Puglia a misura di famiglia – spiega -: fisco, ticket sanitari e tariffe modulate a seconda dei carichi familiari, politiche per la natalità e di tutela della gravidanza, sviluppo di un welfare generativo, conciliazione famiglia-lavoro, perché le famiglie pugliesi ci sono e vogliono tornare a contare”.
Mercoledì prossimo 29 aprile alle ore 17 presso la Biblioteca “Ricchetti” di Bari l’incontro con i candidati alla Presidenza della Regione Puglia, organizzato dalle associazioni aderenti al “Forum” per presentare il “manifesto” intitolato: “Per una Regione a misura di famiglia”.
“Il Forum – continua la Presidente – vuole portare i candidati alla Presidenza della Regione Puglia a confronto con le problematiche, domande e bisogni delle famiglie pugliesi che saranno rappresentate dalle loro associazioni e presenteranno proposte concrete di politiche familiari”.
All’incontro parteciperà il Presidente nazionale del Forum delle Associazioni Familiari, Francesco Belletti, che discuterà di famiglia, “bene sociale primario”, con i candidati a Governatore di Puglia: Michele Emiliano, Antonella Laricchia, Adriana Poli Bortone, Michele Rizzi e Francesco Schittulli.
“La Famiglia torni ad essere protagonista della politica sia come interlocutore fondamentale delle sue scelte sia come soggetto di valutazione dell’impatto dei diversi provvedimenti della Regione”, l’auspicio di Lodovica Carli.
Nel “manifesto” predisposto in occasione delle prossime Elezioni regionali, che i candidati potranno decidere di sottoscrivere e fare proprio, si afferma che “non c’è sviluppo e non c’è futuro senza la famiglia aperta alla vita, che cura i figli naturali, adottati o affidati, famiglia che diventa prossima di altre famiglie e che si associa con altre famiglie per costruire una società dal volto umano, solidale, sussidiario e generativo”.
Si chiede inoltre “che le ragioni della famiglia e le politiche familiari entrino a pieno diritto del dibattito politico per il rinnovo del Governo e del Consiglio Regionale della Puglia e propone ai candidati, una serie di interventi mirati tendenti al benessere delle famiglie, all’equità sociale ed alla crescita economica della comunità regionale”.
Apr 24, 2015 | Notizie
Il Manifesto predisposto dalle Associazioni Familiari del Forum delle Famiglie di Puglia in vista delle prossime elezioni evidenzia , fra i nodi fondamentali da affrontare per tutelare la famiglia in Puglia, le azioni necessarie per accompagnare la coppia in crisi, per prevenire la separazione, per sostenere i coniugi ed aiutarli a ritrovarsi e, se proprio la parola fine deve essere scritta in coda ad un matrimonio, a gestire il dolore: della moglie, del marito e dei figli.
E invece il Parlamento fa propria una logica individualista, censura la sofferenza, non guarda in faccia il dolore; neanche quello dei bambini, dilaniati dalla separazione da papà o da mamma
Ma a quale logica sta rispondendo la politica? Quale finalità la anima? Il progressivo indebolimento, lo sfinimento della famiglia naturale, fino alla sua ” naturale” e definitiva decadenza.
Ma le famiglie sono proprio d’accordo?
Le Associazioni Familiari no. E sono pronte a dare il loro contributo per evitare che questo accada. Per esempio con un rilancio ed un rinnovamento della fisionomia dei consultori familiari, da rendere servizi per la famiglia , sostegno alle relazioni e non semplici ambulatori ginecologici. Per esempio con avvocati , mediatori familiari, pronti a scendere in campo prima della separazione. Per esempio con associazioni in grado di accompagnare papà e mamme separati , che non devono essere divisi anche dai loro figli, ma continuare ad educare in due. Sempre
Per esempio, accompagnando e sostenendo tanti papà separati, resi nuovi poveri dalla crisi e dalla separazione.
NOI CI SIAMO
Apr 24, 2015 | Notizie
Francesco Belletti, presidente del Forum delle associazioni familiari: “È come se il legislatore dicesse: fare famiglia è un ‘affare privato’, quindi nel bene e nel male, cari cittadini dovete arrangiarvi. Non aspettatevi niente dall’intervento pubblico”. E ancora: “Lentamente ma inesorabilmente si vanno togliendo i sostegni a una idea forte di matrimonio come valore costituzionale”
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La Camera dei Deputati ha approvato ieri in via definitiva la legge sul cosiddetto “divorzio breve”. I sì sono stati 398, i no 28, gli astenuti 6. Rispetto alle norme in vigore precedentemente, i tempi del divorzio vengono ristretti: 12 mesi per la separazione giudiziale, 6 mesi per quella consensuale, con l’estensione delle nuove norme anche ai procedimenti in corso. L’istituto giuridico della comunione dei beni viene sciolto quando il giudice dà il proprio consenso ai coniugi per vivere separati, oppure quando gli stessi decidono di sottoscrivere la separazione consensuale. Di fatto, con questa legge, cambia il diritto di famiglia che tutti conosciamo. Ecco l’opinione di Francesco Belletti, presidente del Forum delle associazioni familiari.
Presidente, in molti oggi esultano, parlando di “conquista di civiltà”. È proprio così?
“Più che di un conquista, io parlerei di una conferma: siamo immersi in un clima culturale individualistico sempre più forte e diffuso, che investe le relazioni familiari per renderle sempre meno rilevanti. Davanti a una diminuzione così drastica dei tempi di attesa prima dell’addio definitivo, e senza aver previsto tempi e modalità di accompagnamento nei confronti dei coniugi in difficoltà, mi sembra emerga piuttosto una vera e propria sconfitta dello Stato nei confronti della famiglia. È come se il legislatore dicesse: fare famiglia è un ‘affare privato’, quindi nel bene e nel male, cari cittadini dovete arrangiarvi. Non aspettatevi niente dall’intervento pubblico. Sono solo affari vostri”.
Quindi lei sta dicendo che per lo Stato il matrimonio è diventato un evento banale, quasi irrilevante?
“Questo è un argomento che come associazioni familiari avevamo introdotto nel dibattito pubblico, interpellando i parlamentari e coinvolgendo varie realtà sociali. Tutti sappiamo che sulla coesione di coppia e la tenuta della famiglia si fonda molto della stessa coesione sociale. Dicevamo di non costruire leggi che rendessero irrilevante la permanenza dei legami, per queste note ricadute pubbliche. Certamente sappiamo che il legame familiare può andare incontro a crisi. Però, che esso sia un fatto totalmente autonomo, privato, da affidare agli avvocati, ci sembra una sconfitta. Invece continuiamo a credere che la famiglia stabile rappresenti un elemento fondamentale del capitale sociale di un Paese. Essa è un valore che genera ‘bene comune’, soprattutto per i figli e per i progetti di vita delle persone. Siamo perciò dispiaciuti che lo Stato si vada allontanando da una responsabilità come questa”.
Tra l’altro col “divorzio breve” cambia anche l’assetto legislativo, anche rispetto ai valori costituzionali della famiglia. Siamo davanti a una regressione giuridica?
“Direi che siamo davanti al tentativo di introdurre una radicale modifica dei criteri fondativi di regole che prima funzionavano. Lentamente ma inesorabilmente si vanno togliendo i sostegni a una idea forte di matrimonio come valore costituzionale. La tesi dei sostenitori è che più smantelliamo i legami di coppia più affermiamo il valore di libertà assoluta. In realtà, mi sembra che più che di libertà occorra parlare di abbandono alla solitudine, all’emarginazione, specie della parte più debole”.
In che senso?
“Nel senso che quando una coppia va in crisi, invece di poter trovare un referente, uno ‘sportello’ della comunità che possa con delicatezza prendersi in carico la situazione, viene abbandonata a se stessa. È il contrario di quanto dicevano gli africani che ‘per educare un fanciullo ci vuole un intero villaggio’. Qui il villaggio si disinteressa del tutto di quanto avviene a genitori e fanciulli. La famiglia viene considerata un fattore diverso e lontano dalla collettività. Una realtà a se”.
Quali ripercussioni psicologiche, specie sui figli, possono derivare dal “divorzio breve”?
“È oggettivamente riscontrabile che la separazione dei genitori scarica sui figli un compito difficile da governare. C’è l’obiezione che vivere in un contesto di estrema conflittualità espone i figli a rischi peggiori. Ma non si può negare che la separazione sia comunque un fatto complesso, non solo per i figli ma per gli stessi coniugi. Comunque vadano le cose, rimarrà la ‘ferita’ da gestire nel tempo. E ancora una volta lo Stato afferma che in questo evento non intende assumersi alcuna responsabilità pubblica”.
Quindi siamo davanti a un altro tassello verso una società sempre più frammentata e destrutturata. Dove arriveremo?
“Quello in atto è un percorso verso una società che privilegia legami sempre più leggeri. In pratica il messaggio è che è quasi impossibile la promessa di una alleanza per sempre tra l’uomo e la donna. Tale valore del resto è pesantemente indebolito dai dati statistici, che parlano di diminuzione dei matrimoni, religiosi e civili, e aumento delle convivenze e unioni di fatto. La legge intercetta questi orientamenti e li esaspera, non prevedendo nessun aiuto per ‘stare’ nelle difficoltà e cercare di superarle. Come dicevo, è la vittoria di una cultura individualistica che afferma che quello tra uomo e donna è un legame che non interessa. C’è di che essere preoccupati per gli esiti che si possono immaginare sul lungo termine”.
(c) Luigi Crimella, Sir, 23 aprile 2015
http://www.agensir.it/sir/documenti/2015/04/00310945_lo_stato_rinuncia_alla_famiglia_come_capi.html
Apr 24, 2015 | Notizie
Il divorzio breve è ufficialmente da ieri legge dello Stato. Senza neanche troppe polemiche, in sordina, senza opposizione (398 voti favorevoli, 28 contrari), la Camera ha dato il via libera definitivo a una legge che frantuma l’istituto matrimoniale rendendo possibile lasciarsi consensualmente in sei mesi anche se ci sono figli minori nati dal matrimonio. L’eventuale comunione dei beni è anch’essa chiusa in sei mesi e da una dimensione pubblicistica il matrimonio viene sostanzialmente ridotto a un rapporto di natura privatistica. Un contratto come gli altri, che può essere agevolmente rescisso, molto più agevolmente di tanti altri contratti anzi.
La legge sul divorzio breve è la prima legge di iniziativa parlamentare approvata nell’arco di questa legislatura. Mette insieme un arco di forze molto ampio (solo la Lega Nord e qualche parlamentare di Area popolare ha votato contro) e finora questo non era mai successo. Nessuna legge di iniziativa parlamentare trasversale era stata fino ad oggi approvata dalle Camere. Sono state varate sempre e solo leggi di iniziativa governativa o decreti o si è ricorsi al voto di fiducia. L’iter parlamentare classico sembrava dimenticato, anche nella legislatura scorsa in cui mi è capitato di fare il deputato mi era stato spiegato che il potere legislativo ormai coincideva con il potere esecutivo. Una regola non scritta. Ma ecco che spunta la prima eccezione. La prima di una serie, attenzione.Sì perché questa prima norma che aiuta a dissolvere l’istituto matrimoniale, di cui nessuno rivendica la paternità ed è infatti figlia di tutti i gruppi politici di maggioranza e di opposizione, è per l’appunto solo un primo passo. Con l’obiettivo di andare all’attacco della famiglia, lo schema verrà replicato. Questo giornale prova a spiegarlo da mesi: è in atto un’offensiva figlia di una visione antropologica che vuole far saltare la famiglia naturale, trasformando le persone individui slegati dalla dimensione relazionale familiare naturale.
Quali saranno i prossimi passi? Con lo stesso schema (legge di iniziativa parlamentare, alleanze trasversali, opposizione scarsa e poco agguerrita) dal 7 maggio, giorno in cui scade il termine per la presentazione di emendamenti in commissione Giustizia al Senato, si comincerà procedere a tappe forzate per approvare almeno in un ramo del Parlamento entro l’anno il ddl Cirinnà sulle unioni civili gay equiparate al matrimonio e la legittimazione dell’utero in affitto. Poi c’è il ddl Scalfarotto cosiddetto “antiomofobia” già approvato alla Camera, il ddl Fedeli sull’ideologia gender nelle scuole e il ddl di iniziativa popolare del partito radicale sull’eutanasia.
Sono tutte leggi con caratteristiche analoghe: hanno a che fare con temi etici o bioetici, non hanno paternità governativa, costruiscono maggioranze al di là della maggioranza politica che sostiene il governo e procedono a fari spenti, cercando di far sì che l’opinione pubblica non si accorga di quel che sta accadendo. E già, perché se si capisse che è in campo un attacco organico e orchestrato alla famiglia, forse queste norme non passerebbero con le incredibili maggioranze bulgare con cui è stato approvato definitivamente ieri il divorzio breve.
Se il divorzio breve è la prima importante legge di iniziativa parlamentare ad essere approvata, evidentemente per i nostri parlamentari è una priorità. Ma che scala di priorità hanno in testa i nostri politici? Devastare la famiglia invece di aiutarla è un progetto accettabile? E quando udiremo una voce chiara che denunci questo disegno? Il Papa ieri ha parlato ancora a difesa della famiglia. Ci aspettiamo dall’assemblea della Cei del 18 maggio una mobilitazione, ribadiamo i contenuti del nostro “Appello ai vescovi italiani” di sabato 18 aprile. Senza una risposta di popolo questo Parlamento dalle strane priorità continuerà a legiferare solo su ciò che danneggia la famiglia. Possiamo essere complici con il nostro silenzio o con le nostre frasette distratte?
(c) Mario Adinolfi, La Croce, 23 aprile 2015
http://www.lacrocequotidiano.it/articolo/2015/04/23/politica/divorzio-breve-prima-legge-di-una-serie