Con il terzo e ultimo seminario di restituzione si è chiusa la fase partecipata propedeutica alla redazione del Piano regionale di Politiche familiari, che dovrebbe essere stilato e approvato entro novembre prossimo, a un anno dalla Prima Conferenza regionale sulla famiglia, così come annunciato dalla dirigente del Servizio Minori, famiglie e pari opportunità Francesca Zampano.

L’incontro, dopo il saluto istituzionale dell’assessore al Welfare Salvatore Ruggeri, ha riproposto alla platea dei presenti quanto giunto in questi mesi sulla piattaforma online allestita da Regione Puglia. Le proposte hanno di fatto confermato i contenuti già emersi a novembre nelle macroaree 3 (Politiche economiche fiscali a favore della famiglia) e 4 (I servizi per la famiglia), le cui sintesi sono state affidate ai rapporteur Emanuele Università e Claudio Natale.

Tra le criticità sottolineate dalle associazioni e fedelmente riportate da quest’ultimo, c’è sicuramente il sottodimensionamento della rete consultoriale, sia a livello quantitativo (in particolare in provincia di Taranto), sia – a volte – a livello qualitativo. È stato sottolineato l’approccio estremamente medicalizzato messo tuttora in atto da questo prezioso servizio, malgrado l’ampliamento delle sue competenze, che privilegia l’erogazione di semplici prestazioni sanitarie, trascurando un’adeguata attenzione alle dinamiche relazionali, educative e conflittuali presenti.

In questo solco va letta la richiesta di applicare integralmente la parte preventiva della legge 194/78 (artt. 2 e 5), che prevede l’attivazione di sostegni adeguati alle donne in difficoltà, ma desiderose di portare a termine la loro gravidanza, da parte di servizi e istituzioni locali in rete fra loro e con associazioni ad hoc; da considerare in questo contesto anche la richiesta di contributi – non solo economici – per le donne in gravidanza in stato di difficoltà a partire dal terzo mese di gestazione.

Fondamentale, a tal proposito, giungere finalmente all’accreditamento dei consultori privati gestiti da enti e associazioni no-profit, già riconosciuti dalla Regione e operanti da decenni sul territorio. Ciò permetterebbe un adeguato confronto e una più profonda integrazione fra operatori, anche rispetto alle possibili modalità di azione, nonché il riconoscimento della figura professionale del consulente familiare (già riconosciuta a livello nazionale dalla Legge n. 4 del 2013). Indispensabile, inoltre, aumentare il numero di psicologi.

Altro argomento attualissimo è quello delle famiglie di figli portatori di disabilità, fra le quali particolari difficoltà hanno quelle che devono affrontare le numerose e diverse patologie dello spettro autistico. Mancano infatti in Puglia strutture adeguate ad accogliere i diversamente abili, specie minorenni. A ciò si aggiungono una carenza di sostegno e accompagnamento alla genitorialità e la scarsità di risorse economiche comunali per affrontare i problemi quotidiani. Appare necessario realizzare centri residenziali e semiresidenziali i cui operatori sappiano relazionarsi alle varie disabilità. Anche in questo caso, risulterebbe utile ampliare la rete consultoriale pubblica e privata disponibile sul territorio.

Sono stati valutati positivamente i ProVi, i Progetti di vita indipendente, già sperimentati da Regione Puglia.

L’allungamento della vita media e la costante migrazione dei giovani rendono sicuramente più critica la solitudine degli anziani. Le amministrazioni pubbliche – a tutti i livelli – peccano di strumenti e risorse, motivo per cui diventa indispensabile la sussidiarietà delle associazioni per monitorare le persone bisognose di aiuto nei singoli territori. Bisogna facilitare le imprese che garantiscono un “buon” invecchiamento grazie a ginnastica dolce, sport, digitalizzazione, oltre a favorire l’incontro intergenerazionale tra anziani e bambini.

I bambini. Sono loro l’altro elemento chiave delle Politiche familiari. Le famiglie pugliesi hanno bisogno di servizi per la prima infanzia (0-36 mesi) e poi anche negli anni successivi (3-6 anni e oltre), per poter conciliare casa e lavoro. Si richiede, pertanto, di rendere strutturale l’azione positiva dei buoni servizio – già erogati dalla Regione – estendendoli anche al cosiddetto “ceto medio”. Si propone inoltre di favorire l’accesso alla scuola dell’infanzia con un sostegno economico anche per chi sceglie gli istituti paritari.

Importante sarebbe – come più volte richiesto dal Forum delle associazioni familiari di Puglia – istituire l’Agenzia per la Famiglia, che funga da organismo di raccordo per le politiche familiari messe in atto dalla Regione.

In merito a fiscalità ed economia, le proposte hanno riguardato:

  • una modifica dell’Isee che lo renda più orientato alla famiglia;
  • l’introduzione del Fattore Famiglia (già in uso in altre Regioni d’Italia) come strumento per la determinazione dell’accesso alle prestazioni sociali e sociosanitarie, che agevoli in particolare le famiglie con elevati carichi di cura;
  • forme di gratuità o importanti agevolazioni familiari sul trasporto pubblico locale;
  • agevolazioni sulle addizionali Irpef regionale e comunale ed eventualmente su altre imposte, con particolare attenzione alle famiglie vedove e alle famiglie numerose;
  • la necessità di una più stringente lotta all’evasione per recuperare risorse fondamentali.

«Quello attuale non è un fisco per i giovani – ha infine concluso il professor Vito Peragine, coordinatore scientifico della macroarea 3 -. Il costante calo demografico incide negativamente anche sulla crescita economica, per consentire la quale il contesto deve essere invece favorevole. Quel che è certo, è che le Politiche familiari non possono essere rinchiuse solo in quelle sociali», ma richiedono la collaborazione e la convergenza di numerosi Assessorati quali, ad esempio, Formazione e Lavoro, Sviluppo economico e Bilancio.

Per questo, ora più che mai, è importante guardare alla famiglia come una risorsa e non come un problema. «Perché – come ha detto la presidente del Forum Puglia Lodovica Carli – ogni figlio che nasce non è solo un bene privato, ma è soprattutto un bene sociale».

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