La RU 486  si rivela ancora una volta una “trappola” per noi donne. Come è possibile non rendersi conto dell’ inganno sotteso alla somministrazione in day-hospital della pillola RU 486! A favore della pillola si sostiene che in ogni caso è preferibile un aborto medico a quello chirurgico. Ma, appare evidente, anche ad un occhio profano, che entrambi i metodi comportano un elevato rischio per la salute della donna. Inoltre,la somministrazione della RU486 abbandona maggiormente la donna ad una condizione di estrema solitudine.

Tante battaglie per l’ emancipazione, per giungere a questo risultato!Essere lasciate sole! Vero è che,  secondo la logica della politica, la maternità è  un fatto privato della donna, cui si da’ importanza solo per guadagnare consenso elettorale , assecondandola nella scelta di abortire. Si voleva questo, quando si diceva :”l’utero è mio e lo gestisco io”?

Le lotte per l’ emancipazione hanno giustamente portato a far entrare le donne in ogni ambito lavorativo e a dimostrare la loro intelligenza  e  le loro capacità. Invero, accanto a queste conquiste, occorreva che le donne si fossero impegnate per il riconoscimento del valore della loro identità, esigendo il rispetto e la considerazione del  ruolo “naturale” di moglie e madre, all’interno della famiglia e nella società.

Senza dubbio la strada per arrivare a tale  riconoscimento , attraverso una proposta culturale, che giungesse a tutti gli strati delle classi sociali, era molto faticosa e lenta, ma era quella giusta. Nel momento in cui si porta in grembo una nuova vita e si è nella condizione psico – fisica più delicata e fragile, avere un compagno che non ti lascia sola, ma ti è vicino con rispetto, insieme al sostegno della intera comunità, è la vera conquista femminile. Forse siamo ancora in tempo.

Maria Simini Caferra, Presidente Centro Italiano Femminile Bari

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