C’era da aspettarselo.
Dopo il bando per ginecologi non obiettori della Regione Lazio, ecco che anche in Puglia si corre a ripetere l’esperienza, visto che, secondo il consigliere Borraccino, primo firmatario di una proposta di legge appena depositata sulla questione, il ricorso all’obiezione di coscienza di molti sanitari “impedisce anche in Puglia, in molti casi, di poter rispondere con tempestività ed efficacia alle richieste di molte donne che intendono consapevolmente interrompere la loro gravidanza”. Ciò malgrado la diminuzione delle IVG attestata dalle Relazioni annuali del Ministro della Salute sullo stato di attuazione della legge 194, secondo il consigliere avvenuta “anche attraverso la promozione e la diffusione di una rete di consultori sul territorio che hanno consentito a moltissime donne di conoscere metodi di contraccezione o procreazione consapevole alternativi all’aborto”.
Ma è proprio così? Vediamo qualche numero.
Secondo l’ultima Relazione del Ministro Lorenzin al Parlamento sul tema, in Puglia, nel 2015, si sono registrate 7574 interruzioni volontarie di gravidanza (IVG), con un rapporto di abortività (numero di aborti per 1000 nati vivi) di 251.3 ed un tasso di abortività, cioè un numero di IVG per 1000 donne in età fertile, di 8.1. Siamo secondi in Italia, dietro la Liguria, per rapporto di abortività e terzi per il relativo tasso, dopo Liguria ed Emilia.
Il 22.9% delle pugliesi che hanno abortito nel 2015 lo aveva già fatto una volta, l’8.3% 2 volte, il 2.7% 3 volte: abbiamo il record nazionale delle recidive (35%).
Quanto aspettano le donne pugliesi prima di eseguire l’intervento richiesto? La maggior parte di esse, il 76.6% attende fino ad un massimo di 14 giorni fra il rilascio del documento previsto dalla legge e l’espletamento dell’interruzione di gravidanza: siamo i più veloci d’Italia, dopo Molise e Basilicata che però hanno numeri decisamente più contenuti dei nostri. Il 55.9% degli interventi abortivi avviene infine non oltre l’ottava settimana di amenorrea.
Niente male per una Regione che viene definita in difficoltà nel garantire alle donne il presunto diritto all’aborto conferito loro dalla legge 194; soprattutto se si pensa che solo il 23% delle pugliesi che chiedono di abortire si rivolge al consultorio familiare per ottenere il rilascio del documento di autorizzazione all’aborto. SI tratta di una certificazione che dovrebbe essere rilasciata dopo l’accertamento dello stato di gravidanza e soprattutto dopo l’espletamento di quanto previsto dalla legge 194, ovvero: “l’assistenza alla gravida mediante l’informazione sui diritti a lei spettanti in base alla legislazione statale e regionale, e sui servizi sociali, sanitari e assistenziali concretamente offerti dalle strutture operanti nel territorio; sulle modalità idonee a ottenere il rispetto delle norme della legislazione sul lavoro a tutela della gestante; attuando direttamente o proponendo allo ente locale competente o alle strutture sociali operanti nel territorio speciali interventi, quando la gravidanza o la maternità creino problemi per risolvere i quali risultino inadeguati i normali interventi di cui alla lettera a); d) contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all’interruzione della gravidanza”.
Non ci si crederà, ma quello in corsivo è l’articolo 2 della suddetta legge, che ancora recita: “I consultori sulla base di appositi regolamenti o convenzioni possono avvalersi, per i fini previsti dalla legge, della collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato, che possono anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita”.
Purtroppo limitata è dunque l’azione dei consultori nella prevenzione pre e post concezionale delle IVG in Puglia, al contrario di quello che scrive il consigliere Borracino nella Relazione del pdl da lui presentato; ed il consumo dei contraccettivi tradizionali, in Puglia, è da anni fermo al palo, mentre in aumento esponenziale, come attestato dallo stesso Ministero della Salute, è il ricorso a farmaci come l’ulipristil acetato (Ellaone o “pillola dei 5 giorni dopo”), dall’aprile 2016 acquistabile in farmacia senza prescrizione medica, il cui meccanismo d’azione è francamente abortivo.
Ma infine, in Puglia, qual è l’effettivo carico di lavoro dei ginecologi non obiettori?
Nel 2014, una rilevazione ad hoc per ASL ha valutato il carico di lavoro settimanale per ginecologo non obiettore, considerando 44 settimane lavorative/anno in non più di 3.5 interruzioni di gravidanza, intervento il cui espletamento, secondo l’OMS, non richiede più di 10 minuti. (cfr pag. 49 Relazione 2016).
Alla luce di questi dati, abbiamo davvero necessità di leggi regionali che prevedano concorsi riservati a personale medico non obiettore?
O non abbiamo forse l’urgente bisogno di un’applicazione finalmente integrale della legge 194, specialmente della sua inattuata parte preventiva?
Non dimentichiamo che quanto descritto avviene in Puglia, una delle regioni italiane a più basso indice di fecondità, dove la crisi demografica ha raggiunto il suo culmine e dove, negli ultimi 20 anni, abbiamo avuto un calo medio di nascite di 9000 bambini l’anno: tanti quanti quelli abortiti annualmente.
Molto opportunamente, il pdl presentato chiede una Relazione regionale annuale sullo stato di attuazione della 194. La chiede anche il Forum delle Famiglie, e da molto tempo: una relazione che non si limiti a registrare il numero di medici non obiettori per ASL, ma che studi le cause che inducono le donne a chiedere di abortire e proponga concrete misure preventive, compresa la collaborazione fra consultori ed associazioni, che abbiamo chiesto selezionate da un apposito albo regionale, in grado di assicurare alle donne che lo desiderino assistenza, accompagnamento, solidarietà.
Su http://www.forumfamigliepuglia.org/lettera-aperta-ai-componenti-la-giunta-ed-il-consiglio-regionale-pugliesi/, le proposte del Forum per una integrale applicazione della legge 194 in Puglia.
Siamo pronti a collaborare con tutte le forze politiche che in Puglia vogliano davvero, finalmente, farsi carico del problema.
Il Forum delle Associazioni Familiari di Puglia