«Non riteniamo di dover ulteriormente intervenire nel dibattito innescato dall’affissione, anche nella città di Andria, di un manifesto antiabortista, fermo restando che ogni forma di censura, da chiunque attuata, contro la libertà di manifestazione del pensiero, è certamente meritevole di biasimo e ogni atto di limitazione di tale libertà non può essere giustificata.

Intendiamo però approfittare dell’attenzione mediatica per ragionare su una questione ben più ampia – e sicuramente più profonda – di un cartellone pubblicitario, che riteniamo non possa essere ridotta a semplici slogan.

Sarebbe infatti auspicabile che, a più di 40 anni dalla sua approvazione, le istituzioni possano garantire l’applicazione integrale della legge 194, a partire dalla sua parte preventiva (articoli 2-5), purtroppo spesso ignorata. Ciò comporta che vengano abbandonate alla loro solitudine donne che chiedono di abortire per le difficoltà a portare a termine la loro gravidanza ma che, se debitamente aiutate, potrebbero realizzare il loro diritto a diventare madri. Sono tanti i problemi che una donna in attesa di un figlio incontra, e la scelta dolorosa di abortire genera spesso drammi che ci si porta dietro tutta la vita. Chi se ne preoccupa?

Le istituzioni, a partire da quelle comunali, devono occuparsi di tutti e non soltanto di una parte.

E allora perché non lavorare insieme per provare a rimuovere le tante cause che possono limitare anche in modo drammatico la libertà di una donna che vuole diventare madre? Perché non vengono messe in atto politiche reali di tutela della maternità anche e soprattutto nei posti di lavoro? Sono infatti molte le donne che abortiscono per tenersi stretto un posto di per sé già traballante, se – come ci dicono gli ultimi dati Istat – su 101mila nuovi disoccupati causati dalla pandemia in atto, 99mila sono donne. Il 98%.

E quante sono in difficoltà per la mancanza stessa di un’occupazione, di disponibilità economica, per una casa troppo piccola, per un partner violento o semplicemente non adeguato?

L’invito è dunque non alla contrapposizione ideologica, ma a un’alleanza tra istituzioni e associazionismo per la tutela delle donne e delle madri e per una concreta promozione dell’educazione dell’affettività e della sessualità di giovani e adulti».

Forum delle Associazioni Familiari Bat – Antonio Gorgoglione

Rete Urban Center Andria – Emma Monterisi

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