La vicenda dell’iiss “Majorana” di Bari e degli opuscoli che pretendevano di spiegare ai ragazzi ” Che cos’è l’amor?” si è per il momento conclusa con il ritiro del progetto. Bene ha fatto la dirigente scolastica dell’istituto ad agire in tal senso, visti i contenuti ampiamente infarciti di ideologia gender, assolutamente improponibili, tanto più se finalizzati a fare presunta educazione  sessuale.

Non è competenza del Comune o della Regione prendere iniziative dirette in tal senso, anche in considerazione dall’assoluta mancanza di coinvolgimento dei genitori e dei docenti. È opportuno ricordare che il Parlamento, approvando l’ultima legge di riforma della Scuola (legge n.107/2015), ha inserito nel curricolo scolastico l’obiettivo formativo della “educazione alla parità tra i sessi” come prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni e che le Linee guida nazionali della legge 107, assunte dal Miur e intitolate “Educare al rispetto: per la parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le forme di discriminazione”, dichiarano esplicitamente che ogni riferimento all’ideologia gender deve essere escluso dalla scuola e dal suo lavoro educativo.

D’altro canto, una circolare del Miur dello scorso 20 novembre ha sottolineato ancora una volta l’importanza nel lavoro formativo scolastico di una più stretta, concreta e proficua alleanza educativa fra genitori e docenti. Secondo la circolare, “la partecipazione a tutte le attività che non rientrano nel curricolo obbligatorio, ivi inclusi gli ampliamenti dell’offerta formativa, è, per sua natura, facoltativa, e prevede la richiesta del consenso dei genitori per gli studenti minorenni, o degli stessi se maggiorenni. Al fine del consenso, è necessario che l’informazione alle famiglie sia esaustiva e tempestiva”. C’è da chiedersi perché il Comune di Bari intenda contraddire tali disposizioni e duplicare gli interventi in questo ambito, già regolamentato da precise indicazioni del Ministero competente, con il rischio di sovrapposizioni e confusioni in una materia così delicata e complessa, che richiede chiarezza e univocità negli obiettivi e nei metodi. In questo caso, la conseguenza più banale potrebbe essere quella di un ennesimo inutile sperpero di risorse pubbliche. La Dirigente del Majorana ha dunque agito in piena conformità con le disposizioni del Miur.

Ci sembra urgente proporre nelle scuole seri percorsi di educazione dell’affettività e della sessualità, che sappiano accompagnare i ragazzi alla scoperta di sé, della propria identità, dell’amicizia, dell’amore e del dono di sé. Per una piena educazione della persona sessuata non è sufficiente infatti la sola informazione anatomo-fisiologica o contraccettiva. Occorre assumere una prospettiva educativa, che aiuti gli adolescenti a dare significato esistenziale alle informazioni ricevute tramite una strettissima collaborazione fra famiglia e scuola. Più che mai in questo campo non abbiamo bisogno di ideologie che sminuiscano il significato e il valore della differenza sessuale fra maschile e femminile. C’è invece necessità di una riscoperta e di una risemantizzazione del maschile e del femminile, oltre gli stereotipi e verso la scoperta della loro verità antropologica.

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