Gen 17, 2017 | Notizie
Genitori, docenti e dirigenti si confrontano sui temi caldi della scuola. A farsi “facilitatore” di questo dialogo il Forum provinciale delle Associazioni Familiari di Foggia, che promuove una serie di eventi nell’ambito del progetto “Immischiati a scuola”. Il primo incontro si terrà domani, 25 gennaio 2017, alle ore 17,00, nell’aula magna dell’Istituto Secondario di I Grado “G. Bovio” di Foggia, per approfondire il tema: “Genitori e scuola, partecipazione e condivisione responsabile”.
“L’ambiente scolastico nel suo insieme svolge un’azione educativa irrinunciabile per i ragazzi. Riteniamo che la scuola, il suo mondo e i genitori debbano ri-trovarsi e fare rete, cercando insieme le vie dell’intesa e della condivisione responsabile per offrire ai giovani valide opportunità di crescita”, spiega Ugo Ferrantino, Presidente provinciale del Forum delle Associazioni Familiari di Foggia.
“Sappiamo che le questioni educative cui facciamo riferimento sono molteplici, complesse, aperte, delicate, ma sappiamo anche che è bene non fare deleghe su tali argomenti e certamente meglio è dialogare”, spiega ancora.
D’altronde, continua Ferrantino, “una certa cultura divulgativa e le cronache sensazionalistiche frequentemente offrono della scuola e del suo mondo una narrazione nella quale l’istituzione scolastica, genitori e alunni e sembrano diventati tra loro antagonisti con effetti devastanti che minano alle basi non solo il valore dello studio, ma soprattutto il senso e il valore dell’azione educativa”.
Invece, anche come “Forum”, occorre continuare a promuovere “un’azione irrinunciabile per i ragazzi”, che “si costruisce, giorno dopo giorno, attraverso una relazione umana vissuta, non sulle reti dei social network, ma attraverso l’esperienza diretta in un ‘ambiente’, e la scuola lo è per eccellenza, dove cessa il ‘chiasso del mondo’, dove insegnanti e genitori, previe intese condivise e con sistematicità, creano sinergicamente contesti educativi e culturali preziosi per far crescere i ragazzi”.
Dic 13, 2016 | Notizie
La recente approvazione delle nuove Linee Guida che consentono negli ospedali pugliesi di indurre farmacologicamente un aborto volontario in regime di day-hospital, sta dando nuovo stimolo al dibattito sulla interruzione volontaria di gravidanza e sulla legge che la regolamenta in Italia ed in Puglia in particolare. E sarebbe un peccato affrontarlo secondo prospettive vecchie, stantie, assolutamente inefficaci; è necessario togliere gli occhiali dell’ideologia e riconsiderare il problema oggettivamente, ed almeno da una duplice prospettiva.
I decenni trascorsi dal 1978, anno di approvazione della legge 194 che legalizzava l’aborto volontario in Italia, sono stati caratterizzati dal progressivo, costante crollo della natalità italiana. Attualmente, nel nostro Paese il numero medio di figli per donna è di 1.35; in Puglia è di 1.25, con la nostra regione che supera solo Molise, Basilicata e Sardegna. Nel 2015, sono nati 31.385 nuovi bambini pugliesi, con un tasso di natalità di 7.7 nati per mille abitanti, contro l’8 per mille nazionale e il 9.7 per mille del Trentino Alto Adige, regione italiana con la più alta natalità.
Negli ultimi 10 anni, in Puglia il tasso di fecondità è sceso del 3%; e se nel 1995 in Puglia si contavano circa 752mila bambini di età compresa tra 0 e 14 anni, nel 2016 se ne contano poco meno di 563mila. In 21 anni, in media, abbiamo avuto 9.000 bambini pugliesi in meno all’anno. Tanti quante le IVG riscontrate in Puglia.
E la costante diminuzione della popolazione femminile in età fertile fa presagire dati ulteriormente peggiori per la natalità dei prossimi anni. Infatti, un altro dato deve preoccupare i decisori politici. Tra il 2001 e il 2015 la Puglia ha perso una popolazione tra 25 e 39 anni pari a 175.000 persone, di cui circa 95.000 donne. Si tratta di una popolazione centrale che costruisce il presente e pone le basi per il futuro (fa figli). Le previsioni al 2025 stimano una ulteriore riduzione di circa 90.000 persone di cui 47.000 donne!
Possibile che la Puglia debba essere una regione esclusa ai giovani? Eppure l’innovazione, lo sviluppo, le nuove opportunità, la società aperta e dinamica si basa su questa fascia di età.
Ma “l’attuale denatalità mette a rischio il Welfare italiano”, ha dichiarato il Ministro della Salute presentando il suo Piano nazionale per la Fertilità. In altre parole, se non aumenteranno le nascite, in Puglia come in tutta Italia si arriverà alla insostenibilità della spesa pubblica per previdenza, pensioni, assistenza, sanità, scuola…; e numerosi economisti affermano che la crescita della natalità è un fattore fondamentale per la ripresa economica.
In questa prospettiva, urgono politiche di contrasto della denatalità, tra cui l’adozione di misure in grado di prevenire almeno parte dei 9000 aborti registrati annualmente in Puglia. C’è davvero qualcuno che non ritenga doveroso ed assolutamente civile aiutare una donna in difficoltà che porta suo figlio nel grembo, ma desiderosa di farlo venire al mondo, a poterlo fare?
D’altro canto, la stessa ISTAT, nel suo recentissimo report “Condizioni di vita e reddito”, denuncia che oggi in Italia le persone più a rischio di povertà o di esclusione sociale sono proprio le famiglie con un numero di figli superiori a 2, in particolare nel Mezzogiorno, dove la nascita di un figlio in più fa precipitare una famiglia sotto la soglia di povertà.
Che fare, allora?
Questa situazione, tanto contraddittoria quanto drammatica è sotto gli occhi di tutti, e richiede un urgente intervento della politica regionale, in termini di interventi sia nel campo della prevenzione dell’aborto che in quello del sostegno ai nuclei familiari con figli.
Non tutti sanno che del fenomeno aborto non conosciamo le cause reali. La Relazione annuale del Ministro della Salute sullo stato di attuazione della legge 194 non contiene indagini sui motivi che inducono le donne a questa drammatica scelta. E non possiamo dare per scontato che il problema sia solo economico
Perché non organizzare una specifica indagine della Regione Puglia, promuovendo poi specifiche azioni preventive? Perché non mettersi a farlo insieme, istituzioni e privato sociale, associazioni, volontariato, ecc.?
Ci sono tante esperienze in atto in tutta Italia, Puglia compresa, che possono raccontare che qualcosa di diverso è possibile. Centri di ascolto e di accoglienza, servizi di aiuto alla vita nascente, a cui le donne, native ed immigrate, possono rivolgersi e ricevere concreta solidarietà: casa, aiuti economici, sostegno nel trovare un lavoro… Nel solo 2015 questi Centri hanno permesso la nascita di 9.000 Bambini ed hanno assistito oltre 30.000 tra gestanti ed altre donne in difficoltà
Ci sono consultori familiari del privato sociale, riconosciuti dalla Regione Puglia come parte del servizio sanitario regionale pubblico integrato, e in attesa di accreditamento (legge regionale 30 del 1977 e poi Piano regionale di Salute del 10.8.2008), ove viene data particolare importanza alla sfera relazionale di una donna, lavorando sulla relazione di coppia, che non di rado è causa del disagio che spinge la donna ad abortire.
La legge 194 prevede la collaborazione fra Istituzioni e privato sociale qualificato per la prevenzione delle IVG e l’accompagnamento delle donne in difficoltà. Il Forum delle Famiglie in Puglia ha già proposto l’istituzione di un Albo regionale di associazioni del privato sociale in grado di offrire interventi qualificati e strutturali.
Anche in Puglia si può fare quanto già avvenuto, ad esempio, in Emilia Romagna, dove Protocolli di intesa fra Comuni, ASL e privato sociale hanno garantito un calo dell’abortività del 9%; dove intese fra Regione, ASL e reti associative ha garantito la possibilità per tante donne in difficoltà, migranti comprese, di avere un punto di riferimento a cui rivolgersi. Per una scelta davvero consapevole, responsabile, e quindi libera. Non per rimanere nella solitudine e rassegnarsi ad essa.
E’ la logica della sussidiarietà, della valorizzazione della società civile, della responsabilità sociale delle famiglie, delle persone, delle associazioni, che vivono anche così la loro cittadinanza attiva.
D’altro canto, è possibile ed urgente individuare interventi di sostegno alle famiglie, specialmente se numerose, a cominciare dall’adozione di quel Fattore Famiglia che, sul piano fiscale come su quello tariffario e di accesso ai servizi pubblici permette di considerare i carichi familiari (figli, anziani, disabili a carico). Non è sufficiente il solo ISEE, poiché non tiene conto in modo adeguato dei carichi familiari.
Sono necessarie azioni per favorire l’occupazione femminile, mantenere al lavoro le donne che vivono la maternità e ne desiderano più di una, premiare la maternità della donna lavoratrice come riappropriazione del “tempo fertile sottratto alla produzione”, quindi azioni per il welfare aziendale, per l’armonizzazione vita lavorativa vita familiare, politiche della città a misura di famiglia (non solo di bambini e anziani).
Sono solo alcuni esempi di azioni possibili, per cui il Forum fa appello a tutti i membri della Giunta e del Consiglio regionale.
Ma è necessario liberarsi della ideologia, e porsi insieme a servizio e della meravigliosa libertà dell’’essere madri e padri.
IL FORUM DELLE ASSOCIAZIONI FAMILIARI DI PUGLIA
Nov 16, 2016 | Notizie
L’assessore regionale al Welfare Salvatore Negro ha sottoscritto oggi l’adesione della Regione Puglia alla campagna “Donare Futuro – Misure regionali urgenti per il diritto alla famiglia al Centro Sud”, programma nato in collaborazione con 12 enti associativi legati al terzo settore e all’affido al fine di promuovere e supportare la tutela del diritto alla famiglia. La firma dell’adesione è avvenuta oggi nella sala di Via Capruzzi, a Bari, alla presenza della presidente del Forum delle associazioni famigliari Lodovica Carli, della referente regionale per la Puglia della campagna Donare Futuro Patrizia Salentino e della dirigente regionale alle Politiche di Benessere sociale e Pari Opportunità Francesca Zampano.
La campagna è stata progettata sin dalla primavera del 2015 con la collaborazione delle segreterie dei 12 enti: Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA), Coordinamento Nazionale delle Comunità per Minori (CNCM), Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Associazione Famiglie per l’Accoglienza, Coordinamento Italiano Servizio contro il Maltrattamento e l’Abuso all’Infanzia (CISMAI), Amici deei Bambini (Ai.Bi.), Coordinamento CARE, Forum Delle Associazioni Familiari e infine il Tavolo Nazionale Affido e Agevolando. La campagna ad oggi ha trovato l’adesione di 8 regioni italiane tra cui Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Molise, Puglia e Sicilia.
Sono cinque gli scopi che Donare Futuro si prefigge di realizzare: la promozione dell’affido famigliare tramite il sostegno dei nuclei d’accoglienza, il supporto alle adozioni dei neonati sprovvisti di un ambiente famigliare idoneo, il sostegno sociale ed economico verso le famiglie affidatarie di minori d’età superiore ai 12 anni o disabili, l’istituzione di un fondo regionale per l’accompagnamento all’autonomia economica dei neomaggiorenni, l’istituzione di tavoli tecnici sulle tematiche legate all’affido che coinvolgano le autorità giudiziarie insieme ai servizi sociali
«Abbiamo accolto con grandissimo favore la proposta di aderire alla campagna donare futuro – ha dichiarato l’assessore al Welfare Salvatore Negro – il governo della Regione Puglia ha da subito manifestato attenzione e sensibilità verso le politiche per i minori e per le famiglie, siamo consapevoli dell’impegno che ci attende ma puntiamo a rafforzare la collaborazione sempre proficua con le associazioni che operano sul territorio regionale. Con il Forum lavoreremo fianco a fianco per migliorare concretamente la qualità della vita delle famiglie di Puglia»
«Come Garante Regionale dei diritti delle persone di minore età ritengo indispensabile che le istituzioni assumano un impegno rigoroso nei confronti dei tanti bambini e bambine che si trovano esclusi dal fondamentale diritto ad avere una famiglia- afferma la Garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Puglia Rosy Paparella -, dedichiamo la giornata mondiale dell’infanzia ai minori fuori famiglia anche con la consegna degli attestati ai nuovi tutori volontari formati dall’Ufficio Garante in collaborazione con il Comitato Nazionale per l’UNICEF»
«L’adesione della Regione Puglia alla campagna Donare Futuro rappresenta un tassello importante nel percorso di lavoro avviato sul tema del sostegno alle responsabilità famigliare – asserisce la dirigente regionale alle Politiche di Benessere sociale e Pari Opportunità Francesca Zampano -. Ci consentirà di mettere a sistema una pluralità di intenti a cui stiamo già operando. Riconvocheremo a breve il tavolo tecnico sull’affido famigliare e potremo concentrarci anche in accordo con le altre Regioni sui percorsi che favoriscano l’autonomia dei neomaggiorenni»
«Il Forum aderisce alla campagna Donare Futuro e sostiene le associazioni ad esso aderenti – ha dichiarato Lodovica Carli Presidente del Forum delle Famiglie di Puglia – siamo particolarmente lieti dell’adesione della Regione e al tempo stesso ci impegneremo affinché le famiglie vengano sempre più sostenute, al fine di ridurre gradualmente le situazioni in cui sarà necessario questo istituto»
«Esprimo grande soddisfazione per la concretizzazione di questo progetto – ha dichiarato Patrizia Salentino, referente regionale per la Puglia della campagna Donare Futuro – un primo passo che mi auguro porterà sempre più consistenza alla realizzazione dei progetti che promuovono la famiglia e l’affido»
“Donare futuro” è in rete alla pagina Facebook “Diritto alla famiglia” e sul sito web dedicato www.dirittoallafamiglia.it
Ott 28, 2016 | Notizie
Apprendiamo dalla stampa l’avvenuta approvazione, da parte della Giunta regionale, di nuove linee guida sulla interruzione volontaria della gravidanza, inerenti la modalità di somministrazione della RU486, che da essere finora assumibile in regime di ricovero, diventa somministrabile in day hospital
1.Come si sa la Ru486 è un pillola a base di mifepristone in grado di indurre un aborto volontario con modalità medica, anziché chirurgica. La sua assunzione entro la 49° giornata di amenorrea provoca il distacco dell’embrione dalla parete uterina e la conseguente interruzione di gravidanza; la somministrazione di una prostaglandina entro le 48 ore successive provocherà l’espulsione spontanea dell’embrione. Finora, la dispensazione di queste sostanze avveniva, come da linee guida ministeriali, in regime di ricovero ordinario, per la prevenzione, il monitoraggio e la terapia di eventuali effetti collaterali, come emorragie o complicanze settiche. In realtà, le donne spesso firmavano la dimissione volontaria dopo l’assunzione del farmaco, rientrando in ospedale solo per l’assunzione della prostaglandina in grado di espellere il bambino
Questa decisione ci sembra grave, sia per il merito che per il metodo. Parlando di metodo, infatti, non è accettabile che nuove linee guida sulla IVG in Puglia vengano discusse ed approvate senza un adeguato coinvolgimento del Consiglio regionale e, prima ancora delle associazioni familiari e di quelle delle donne e dei medici coinvolti nella vicenda.
Circa il merito, se la decisione è stata presa con l’intento di ridurre i carichi di lavoro dei medici non obiettori, ci sembra giusto ricordare quanto esplicitato nell’ultima Relazione al Parlamento del mInistro della Salute sullo stato di attuazione della legge 194, che letteralmente recita:
“considerando le IVG settimanali a carico di ciascun ginecologo non obiettore, considerando 44 settimane lavorative in un anno, a livello nazionale ogni non obiettore ne effettua 1.6 a settimana, un valore medio fra il minimo di 0.5 della Sardegna e il massimo di 4.7 del Molise. Questo stesso parametro, valutato a livello sub-regionale, (…) mostra che si tratta comunque di un numero di IVG settimanali sempre inferiore a dieci, cioè con un carico di IVG per ciascun non obiettore che non dovrebbe impegnare tutta la sua attività lavorativa”.
In merito invece alle problematiche delle donne che chiedono l’IVG, ci appare davvero assurdo un intervento regionale limitato alla modalità di somministrazione del farmaco abortivo, il cui utilizzo ci sembra peraltro in totale contraddizione con il dettato della legge 194.
Se infatti fine degli amministratori regionali è l’applicazione della legge, non possiamo non sottolineare, ancora una volta, quanto disposto dagli artt. 2 e 5 della legge, secondo cui i consultori o la struttura sanitaria cui la donna si rivolge per ottenere il documento per abortire, devono assisterla sia sul piano prettamente ginecologico che informandola sui diritti, anche lavorativi, della gestante, sui servizi cui far riferimento per la loro tutela, sulle cause che inducono la donna a richedere l’IVG, contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all’interruzione della gravidanza.
Addirittura, recita la legge, “I consultori sulla base di appositi regolamenti o convenzioni possono avvalersi, per i fini previsti dalla legge, della collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato, che possono anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita.”
Dove avviene tutto questo in Puglia? E come potrà avvenire, se la Regione, piuttosto che in prevenzione, investe nell’utilizzo della RU486, farmaco notoriamente somministrabile entro il 49° giorno di amenorrea? 49 giorni dall’ultima mestruazione sono spesso il tempo necessario perché la donna si renda conto di aspettare un bambino. Come è possibile realizzare quanto previsto dalla 194 in chiave preventiva, e restituire alle donne pugliesi la libertà di diventare madri?
In Puglia si registrano circa 9000 IVG l’anno. Un dato costante negli anni, se non in crescita, a fronte di una riduzione delle donne in età fertile. Vuol dire che in questa Regione non ci siamo mai confrontati sul tema della prevenzione degli aborti. Ci sembra grave. Particolarmente ora, che la crisi della natalità in Italia è tema di assoluta emergenza, in una Regione, come la Puglia con una natalità nettamente inferiore alla già bassissima media nazionale.
Il Forum delle Famiglie di Puglia chiede quindi alla Giunta ed al Consiglio regionale l’avvio di un dibattito serio sulla prevenzione degli aborti in Puglia, sulla attuazione completa della legge 194 e sull’affronto del la gravissima denatalità regionale.