“Immischiati a scuola” ad Alessano
FattoreFamiglia. “Il ‘modello Lombardia’ si applichi anche in Puglia, alle prese con una preoccupante crisi demografica”
La Lombardia vara il cosiddetto FattoreFamiglia, che rappresenta “una sfida anche per la Regione Puglia”, spiega Lodovica Carli, presidente regionale del Forum delle Associazioni Familiari. “Si tratta – commenta – di uno strumento fiscale finalizzato al riconoscimento della numerosità del nucleo familiare ed ai carichi di cui è portatore, la cui importanza va considerata non solo in vista di una maggiore equità della tassazione delle famiglie, ma anche come misura in grado di contenere la drammatica crisi demografica”.
“Un figlio, in una società da decenni a crescita sotto zero, è ormai un bene per tutta la società, visto che l’attuale situazione della natalità non permette una reale ripresa economica, e non è in grado di assicurare prestazioni assistenziali e pensionistiche a quella crescente fetta di popolazione con più di 65 anni”, spiega la presidente.
“La Puglia è la terzultima regione italiana per indice di fertilità – continua Carli -. Adottare il FattoreFamiglia potrebbe essere la più efficace modalità per invertire questa tendenza. Il Forum delle Famiglie di Puglia chiede che la Giunta ed il Consiglio regionali si confrontino al più presto con questa possibilità”.
Anche perché questo, ha commentato Gigi De Palo, presidente nazionale del Forum delle Associazioni Familiari, “è un momento storico non solo per la Regione Lombardia, ma per tutto il Paese e per le associazioni del Forum”; “il FattoreFamiglia, elaborato dal Forum già da alcuni anni, integrando l’Isee permette di misurare gli effettivi carichi familiari e rende possibile una più equa tassazione. Un importante passo in avanti per tutte le famiglie lombarde. Cosa aspettano le altre Regioni a dotarsi di uno strumento fiscale che, di fatto, dopo tanti anni di tassazioni inique rende giustizia alle famiglie?”.
Questo strumento potrebbe essere utilissimo alla nostra Regione, segnato da un tasso altissimo di denatalità. “La Puglia è una regione in cui è difficile fare figli. I nati ogni mille abitanti sono passati da 10 a 7,6 tra il 2002 e il 2016, con un calo di 2,4 nati ogni mille abitanti, secondo solo alla Campania tra le regioni italiane”, spiega Vincenzo Santandrea, vicepresidente regionale del Forum.
“Diminuisce il numero medio di figli per donna (tasso di fecondità) che ha raggiunto un valore di 1,25 in Puglia tra i più bassi tra le regioni Italiane, a fronte di un aumento a livello nazionale e in altre 17 regioni”, continua.
D’altronde, spiega ancora Santandrea, “questi importanti cambiamenti della struttura della popolazione pugliese ha effetti notevoli di termini negativi sulla possibilità di sviluppo del sistema economico regionale, con una propensione all’innovazione bassa; minore capacità di accumulazione di capitale produttivo per le minore disponibilità all’assunzione del rischio; bisogni socio-sanitari più elevati, a causa della crescente popolazione anziana, a fronte di vincoli crescenti sulla dimensione e sulla capacità di sostenerne la spesa; cambiamenti nei modelli di consumo orientati sempre più verso servizi e prodotti capaci di soddisfare i crescenti fabbisogni socio-sanitari”.
Ma i modelli virtuosi si possono replicare, anche in Puglia. “Finalmente il lavoro incessante e quotidiano del Forum nazionale e di quello lombardo, vedono premiati tutti gli sforzi di questi anni – commenta De Palo -. Per giunta la decisione della Lombardia si affianca all’iniziativa di decine di Comuni in tutta Italia di sottoscrivere con il Forum un protocollo di intesa per applicare il FattoreFamiglia nelle amministrazioni locali. Adesso la palla passa al governo: il ministro Costa ha promesso più volte l’istituzione del FattoreFamiglia anche a livello nazionale. Dopo il risultato di oggi, siamo tutti più ottimisti: si può fare!”.
Interruzione di gravidanza in Puglia e proposta di legge del consigliere Borraccino. Torniamo ai numeri?
C’era da aspettarselo.
Dopo il bando per ginecologi non obiettori della Regione Lazio, ecco che anche in Puglia si corre a ripetere l’esperienza, visto che, secondo il consigliere Borraccino, primo firmatario di una proposta di legge appena depositata sulla questione, il ricorso all’obiezione di coscienza di molti sanitari “impedisce anche in Puglia, in molti casi, di poter rispondere con tempestività ed efficacia alle richieste di molte donne che intendono consapevolmente interrompere la loro gravidanza”. Ciò malgrado la diminuzione delle IVG attestata dalle Relazioni annuali del Ministro della Salute sullo stato di attuazione della legge 194, secondo il consigliere avvenuta “anche attraverso la promozione e la diffusione di una rete di consultori sul territorio che hanno consentito a moltissime donne di conoscere metodi di contraccezione o procreazione consapevole alternativi all’aborto”.
Ma è proprio così? Vediamo qualche numero.
Secondo l’ultima Relazione del Ministro Lorenzin al Parlamento sul tema, in Puglia, nel 2015, si sono registrate 7574 interruzioni volontarie di gravidanza (IVG), con un rapporto di abortività (numero di aborti per 1000 nati vivi) di 251.3 ed un tasso di abortività, cioè un numero di IVG per 1000 donne in età fertile, di 8.1. Siamo secondi in Italia, dietro la Liguria, per rapporto di abortività e terzi per il relativo tasso, dopo Liguria ed Emilia.
Il 22.9% delle pugliesi che hanno abortito nel 2015 lo aveva già fatto una volta, l’8.3% 2 volte, il 2.7% 3 volte: abbiamo il record nazionale delle recidive (35%).
Quanto aspettano le donne pugliesi prima di eseguire l’intervento richiesto? La maggior parte di esse, il 76.6% attende fino ad un massimo di 14 giorni fra il rilascio del documento previsto dalla legge e l’espletamento dell’interruzione di gravidanza: siamo i più veloci d’Italia, dopo Molise e Basilicata che però hanno numeri decisamente più contenuti dei nostri. Il 55.9% degli interventi abortivi avviene infine non oltre l’ottava settimana di amenorrea.
Niente male per una Regione che viene definita in difficoltà nel garantire alle donne il presunto diritto all’aborto conferito loro dalla legge 194; soprattutto se si pensa che solo il 23% delle pugliesi che chiedono di abortire si rivolge al consultorio familiare per ottenere il rilascio del documento di autorizzazione all’aborto. SI tratta di una certificazione che dovrebbe essere rilasciata dopo l’accertamento dello stato di gravidanza e soprattutto dopo l’espletamento di quanto previsto dalla legge 194, ovvero: “l’assistenza alla gravida mediante l’informazione sui diritti a lei spettanti in base alla legislazione statale e regionale, e sui servizi sociali, sanitari e assistenziali concretamente offerti dalle strutture operanti nel territorio; sulle modalità idonee a ottenere il rispetto delle norme della legislazione sul lavoro a tutela della gestante; attuando direttamente o proponendo allo ente locale competente o alle strutture sociali operanti nel territorio speciali interventi, quando la gravidanza o la maternità creino problemi per risolvere i quali risultino inadeguati i normali interventi di cui alla lettera a); d) contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all’interruzione della gravidanza”.
Non ci si crederà, ma quello in corsivo è l’articolo 2 della suddetta legge, che ancora recita: “I consultori sulla base di appositi regolamenti o convenzioni possono avvalersi, per i fini previsti dalla legge, della collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato, che possono anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita”.
Purtroppo limitata è dunque l’azione dei consultori nella prevenzione pre e post concezionale delle IVG in Puglia, al contrario di quello che scrive il consigliere Borracino nella Relazione del pdl da lui presentato; ed il consumo dei contraccettivi tradizionali, in Puglia, è da anni fermo al palo, mentre in aumento esponenziale, come attestato dallo stesso Ministero della Salute, è il ricorso a farmaci come l’ulipristil acetato (Ellaone o “pillola dei 5 giorni dopo”), dall’aprile 2016 acquistabile in farmacia senza prescrizione medica, il cui meccanismo d’azione è francamente abortivo.
Ma infine, in Puglia, qual è l’effettivo carico di lavoro dei ginecologi non obiettori?
Nel 2014, una rilevazione ad hoc per ASL ha valutato il carico di lavoro settimanale per ginecologo non obiettore, considerando 44 settimane lavorative/anno in non più di 3.5 interruzioni di gravidanza, intervento il cui espletamento, secondo l’OMS, non richiede più di 10 minuti. (cfr pag. 49 Relazione 2016).
Alla luce di questi dati, abbiamo davvero necessità di leggi regionali che prevedano concorsi riservati a personale medico non obiettore?
O non abbiamo forse l’urgente bisogno di un’applicazione finalmente integrale della legge 194, specialmente della sua inattuata parte preventiva?
Non dimentichiamo che quanto descritto avviene in Puglia, una delle regioni italiane a più basso indice di fecondità, dove la crisi demografica ha raggiunto il suo culmine e dove, negli ultimi 20 anni, abbiamo avuto un calo medio di nascite di 9000 bambini l’anno: tanti quanti quelli abortiti annualmente.
Molto opportunamente, il pdl presentato chiede una Relazione regionale annuale sullo stato di attuazione della 194. La chiede anche il Forum delle Famiglie, e da molto tempo: una relazione che non si limiti a registrare il numero di medici non obiettori per ASL, ma che studi le cause che inducono le donne a chiedere di abortire e proponga concrete misure preventive, compresa la collaborazione fra consultori ed associazioni, che abbiamo chiesto selezionate da un apposito albo regionale, in grado di assicurare alle donne che lo desiderino assistenza, accompagnamento, solidarietà.
Su http://www.forumfamigliepuglia.org/lettera-aperta-ai-componenti-la-giunta-ed-il-consiglio-regionale-pugliesi/, le proposte del Forum per una integrale applicazione della legge 194 in Puglia.
Siamo pronti a collaborare con tutte le forze politiche che in Puglia vogliano davvero, finalmente, farsi carico del problema.
Il Forum delle Associazioni Familiari di Puglia
Galatone, si parla di immigrazione “oltre il pregiudizio”
Fenomeno migratorio e risposte della società, al di là dei luoghi comuni. Si parlerà soprattutto di questo durante il convegno dal tema “Immigrati…oltre il pregiudizio!”, previsto per domani, 24 febbraio 2017, presso il Palazzo Marchesale di Galatone (Lecce), a partire dalle ore 18:00.
Organizzato dal Forum provinciale delle Associazioni Familiari di Lecce e da Forlife ONLUS, l’evento si avvale della collaborazione dell’Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Galatone, dell’Istituto di Istruzione superiore “Enrico Medi” di Galatone e della Caritas diocesana di Nardò-Gallipoli.
Attraverso i tanti contributi dell’incontro, “analizzeremo alcune iniziative attualmente in corso, dedicate all’accoglienza dei migranti, spesso in transito nel nostro territorio”, spiega Maria Assunta Corsini, Presidente provinciale del Forum delle Associazioni Familiari di Lecce.
“Con questo convegno – spiega ancora Corsini – si vuol tentare di rispondere ad alcune domande sempre più frequenti: di fronte alla ‘sfida’ delle migrazioni che cosa può fare la società civile, che cosa la Chiesa, che cosa la scuola, che cosa l’associazionismo? E soprattutto: come si possono integrare le azioni perché vengano finalizzate al bene comune? Abbiamo scelto un approccio non ideologico, ma pragmatico, per andare ‘oltre il pregiudizio’ e servire la persona”.
Tra gli interventi di saluto, quello del Sindaco di Galatone, Livio Nisi, della stessa Presidente Assunta Corsini e di Titti Martina per For Life Onlus. Porteranno il loro contributo Antonio Ciniero, professore e sociologo dell’Università del Salento; Antonella Maggiore, Dirigente Settore Servizi sociali del Comune di Galatone; Don Giampiero Fantastico, Direttore della Caritas diocesana di Nardò-Gallipoli; Davide Cammarota, Dirigente scolastico dell’IIS “Medi” di Galatone e Maria Assunta Trové dell’Associazione Popoli e Culture.
Andria, “Educazione e Istruzione. La centralità della Famiglia nel mondo della Scuola”
Venerdì 24 febbraio 2017 alle ore 17,30 presso l’Auditorium dell’IC “Jannuzzi – Mons. Di Donna” in P.Le A. Mariano, 1, Andria “Educazione e Istruzione. La centralità della Famiglia nel mondo della Scuola”: ne parleranno S.E. Mons Luigi Mansi, Vescovo Diocesi di Andria, la Dott.ssa Lilla Bruno, Dirigente scolastico IC “Jannuzzi-Mons. Di Donna”, la Dott.ssa Lucrezia Stellacci, Componente Consiglio Sup. Pubblica Istruzione ex Capo Dip.to per l’Istruzione e la Dott.ssa Lodovica Carli, Presidente del Forum delle Associazioni Familiari di Puglia. Modera gli interventi il Dott. Carlo Sacco, Giornalista e conduttore di Video Italia Puglia.