Formazione, si parla con Bruno Mastroianni di social media e rapporti digitali nel corso del Forum

Carli: «Usare i social per imparare a relazionarsi è fondamentale»

Iperconnessione, rifugio nei social media, liquidità delle relazioni appartenenti alla vita reale: di queste problematiche moderne Bruno Mastroianni ha discusso  durante la lezione «Affettività e social media», parte del corso per docenti e insegnati «L’educazione in cerca d’autore» promosso dal Forum regionale delle Famiglie di Puglia, da Uciim Puglia e dell’Arcidiocesi di Bari e Bitonto allo scopo di insegnare ai loro corsisti come coltivare per  se stessi e per gli altri rapporti sani e duraturi.


L’incontro è stato introdotto dalla presidente del Forum delle associazioni familiari di Puglia Maria Lodovica Carli che ha presentato al pubblico l’esperto, erano presenti in sala numerosi insegnanti, genitori e curiosi desiderosi di accrescere il loro sapere.

Dopo l’introduzione il relatore ha iniziato la lezione frontale con il pubblico: «Per millenni le parole della relazione, specialmente quelle amorose, hanno avuto la caratteristica di essere pronunciate in momenti unici e irripetibili senza poter essere archiviate e riprodotte. Nel digitale invece la parola non è più unica bensì è riproducibile non più nel contesto specifico e si può archiviare. Questi fattori incidono su livello qualitativo presente nel messaggio, in più in assenza del corpo la relazione non funziona perché corpo è elemento fondamentale».

«Questo è lo scopo della lezione: imparare a capire in quale contesto sia meglio usare le relazioni in presenza, e quindi il medium che possa privilegiare il tipo di comunicazione e relazione che viviamo – ha continuato Mastroianni -. Per fare questo diventa fondamentale la scelta delle parole quanto quelle degli impliciti. I non detti sono necessari, ma sono tipici della comunicazione dal vivo, nel digitale non si capiscono, vanno per questo filtrati e controllati».

«Il cittadino digitale odierno è sempre connesso, quindi si ritrova in mezzo a litigi altrui o suoi – ha affermato il relatore -. Ebbene è importante imparare come gestire situazioni di conflitto, a distinguere quando una differenza linguistica o di sensibilità compromette la comunicazione e come gestirla, come trasformare un litigio e ripararlo».

Alla lezione frontale è seguito il laboratorio, momento in cui il docente ha voluto fornire ai corsisti un prontuario d’uso con tutte le informazioni necessarie per dipanarsi nel mondo moderno e mettere i presenti nella condizione di ragionare e acquisire delle abilità necessarie per il miglioramento di se stessi: «L’educazione è un momento pratico della vita che ci spiega come affrontare le sfide di tutti i giorni», ha concluso Mastroianni.


«Ringrazio Bruno Mastroianni, grande esperto di comunicazione, che ci ha condotto attraverso le complesse strade che i social aprono a chi ne fa uso – ha dichiarato a lezione finita la presidente Carli -. Strumento fondamentale per la comunicazione moderna, i social aprono però la strada a tanti pericoli a cominciare dalla radicalizzazione di tante posizioni. Usare i social per imparare a relazionarsi è fondamentale per costruire una educazione efficace».

Il Forum delle associazioni familiari è una associazione italiana di orientamento cattolico a carattere nazionale e con sedi regionali che porta avanti la promozione di politiche familiari secondo quanto indicato dalla Carta dei diritti della famiglia siglata dalla Santa Sede nel 1983. Esso nasce nel 1992 con lo scopo di portare alla luce della discussione politica italiana la famiglia come soggetto sociale.

Bruno Mastroianni, giornalista e filosofo, è nato a Roma il 12 settembre 1979 e tiene dei corsi sull’etica della comunicazione digitale per aziende, organizzazioni no profit, corsi e master di vari atenei italiani. Insegna inoltre comunicazione presso l’università Uninettuno e collabora con il dipartimento di Filosofia dell’università di Perugia, ed è anche consulente per i social media di Rai 1 e Rai 3.

Giornata della donna: il lavoro da fare per raggiungere la parità di genere

Riconoscere la fatica fatta dalle donne significa intervenire concretamente per restituire una reale parità di impegno riducendo il gender gap sul lavoro, in Italia infatti è presente un tasso di disoccupazione molto più alto che nel resto d’Europa e con retribuzioni inferiori a quelle degli uomini e questo è vero soprattutto per le regioni del Sud dove l’occupazione femminile raggiunge appena il 32% (Istat).  

Secondo il World Economic Forum saranno necessari in Italia altri 151 anni per raggiungere la parità di genere nel nostro Paese, l’Italia si trova infatti al 3 esimo posto subito dopo l’Uganda e lo Zambia e appena prima della Tanzania nella classifica stilata nel 2022 dall’importante organizzazione internazionale sulla parità di genere nel mondo. Le nostre vicine d’Europa sono messe molto meglio delle italiane, nel resto del Continente il divario tra generi è stata colmato per il 76%, l’Italia è nel fondo della lista posizionata al 25esimo posto degli Stati membri.

 È importante iniziar a costruire, sia da parte pubblica che privata, interventi di conciliazione fra tempi di vita e tempi di lavoro restituendo così alle donne la libertà di diventare madri. È quindi il tempo di aumentare i servizi del welfare che, come testimoniato da molte analisi (indagine Censis-Eudaimon 2022), sono la via più sicura per favorire l’autonomia e l’autodeterminazione femminile ovvero favorendo il sostegno alla la cura e gestione dei figli (ad esempio baby-sitter, asili nido per l’84,4%), accanto agli aiuti per familiari non autosufficienti e malattia (84,4%), istruzione e formazione dei figli (73,4%), aumento del supporto al reddito, potere d’acquisto (60,9%), pensione, reddito da vecchiaia (51,6%) .

Queste libertà passano anche dal rendere concretamente operativa la parte preventiva della legge 194 e dall‘energico rifiuto energico della maternità surrogata, la nuova forma di schiavitù femminile attivando le Istituzioni ad impegnarsi per una educazione dell’affettività e della sessualità che, superando vecchi e consunti stereotipi di genere, ci regali la libertà di un femminismo della differenza e la capacità dell’uomo di amare senza violenza.

Si discute di identità di genere nel corso del Forum: «L’educazione in cerca d’autore»

Incurvati: «Per docenti e genitori parlare coi giovani è possibile»

Imparare come insegnare ai giovani la sessualità: è il fulcro della lezione avvenuta oggi e tenuta dalla psicologa e presidente del «Progetto Pioneer» Miriam Incurvati insieme allo psicoterapeuta Gabriele Di Marco che sono stati ospiti e relatori del corso per docenti e insegnati «L’educazione in cerca d’autore» promosso dal Forum regionale delle Famiglie di Puglia, da Uciim Puglia e dell’Arcidiocesi di Bari e Bitonto per insegnare come relazionarsi alle nuove generazioni.

L’incontro è stato introdotto dalla docente e responsabile della commissione scuola del Forum Maria Altieri che ha presentato al pubblico i due esperti, erano presenti in sala numerosi insegnanti, genitori e anche semplici curiosi che desideravano arricchire la loro cultura personale con le tematiche della giornata di studio «Le domande di sempre, le risposte non date» in cui, tramite una metodologia laboratoriale e la lezione frontale, si sono approfondite con un punto di vista psicologico le modalità con cui si sviluppa una identità di genere.

«Il ruolo della scuola in questi anni è di nuovo fortemente investito di domande e responsabilità sull’identità dei giovani – ha spiegato ai presenti la psicologa Incurvati -. Il docente vuole e deve essere preparato, conoscere il linguaggio e il mondo dei giovani. Parlare di sessualità e affettività rispondendo alle loro profonde domande sull’amore è possibile».

«Conoscere le basi neurofisiologiche dell’amore, i compiti evolutivi dell’adolescente, la profonda relazione esistente tra valori e comportamenti, tutto questo è molto altro ci permette di entrare in una relazione di educazione affettivo sessuale».

«L’epoca postmoderna rivendica la possibilità dell’essere umano di vivere la propria sessualità in modo creativo e sempre più libero – ha continuato la relatrice -. Definire la dimensione sessuale nelle sue diverse componenti, risulta pertanto necessario per orientarsi e comprendere la fluidità delle generazioni più giovani».

«Nei nostri incontri ci rendiamo conto che i giovani sono sempre più affamati di senso, relazioni autentiche e sono curiosi e pieni di domande circa le problematiche dell’identità e dell’affettività – ha concluso il collega Di Marco -. La scuola è il campo privilegiato dove incontrarli e portare loro le risposte che ci chiedono, per questo è fondamentale preparare genitori ed insegnanti ad affrontare questo importante impegno».

Formazione, a lezione di identità con il Forum e l’università di Bari

Perla: «Il racconto della relazione è costruzione del sé e strumento a disposizione delle famiglie»

Educazione nella narrazione: su questi binari si è mossa la lezione dal titolo: «La relazione educativa» tenuta dalla professoressa e direttrice del dipartimento di Scienze della Formazione dell’università di Bari Loredana Perla e avvenuta nell’ambito del corso per docenti e insegnati «L’educazione in cerca d’autore» promosso dal Forum regionale delle Famiglie di Puglia, da Uciim Puglia e dell’Arcidiocesi di Bari e Bitonto.

Ha presenziato all’incontro un nutrito seguito di docenti, insegnanti e curiosi che sono stati coinvolti come uditori nella prima parte del corso durante cui è stato svolto un approfondimento sul rapporto tra docente e allievo oltre che sulle modalità in cui si costruisce l’identità della persona, in seguito i presenti sono stati parte attiva nel secondo modulo del corso che è stato dedicato ad attività laboratoriali.

«Tutte le azioni educative sono di difficile definizione, comprese quelle messe in atto dai genitori nella vita familiare – ha spiegato la dottoressa Perla nella parte iniziale del corso -. Due dimensioni sono però costantemente presenti: la prima è la relazione che avviene fra due o più soggetti nella quale uno si propone quale obiettivo quello di guidare l’altro in un processo di cambiamento tramite un percorso dialogico».

«L’altra dimensione specifica dell’agire educativo è la tensione verso il cambiamento che è la connotazione caratteristica del lavoro educativo che contribuisce a fornire una identità all’esperienza formativa e all’insegnante che la incarna – ha continuato Perla -. Qui l’atto del narrare diventa un raccontare se stessi oltre che una dimensione in cui ci si muove alla ricerca di quelle parole che ci consentono di dare forma al proprio pensiero in un lavoro che è inevitabilmente anche di ricostruzione di sé».

«Quindi se la relazione è il territorio del confronto ne risulta che il vero agente del processo di cambiamento è l’educatore stesso che nelle sue diverse vesti di genitore, insegnante, educatore professionale che si mette in gioco all’interno della relazione con l’educando cercando il modo per portarla là dove ritiene opportuno portare l’altra persona».

«Per questo motivo la relazione educativa diventa   il “dispositivo” ideale per costruire un ambiente produttivo dal punto di vista della formazione oltre che lo strumento usato dal professionista dell’educazione per far crescere l’allievo – ha concluso la docente -. Questo è anche uno strumento a disposizione del genitore. Saper costruire una educazione efficace è un obiettivo delle famiglie».